VITO CASALINUOVO - L'ULTIMO CONSOLE
AUTORE - RICCARDO COLAO
Vito Casalinuovo, colonnello della M.V.S.N., ufficiale d’Ordinanza del Duce, nel periodo della Repubblica Sociale fu fucilato a Dongo, insieme agli altri gerarchi di Mussolini, il 28 aprile 1945.
A settanta anni dai tragici avvenimenti, dopo ventidue anni di unitili processi che non hanno mai condannato o assolto nessuno, per la prima volta viene ricostruita la biografia dell’unico fascista che in quell’occasione indossava ancora la divisa della Guardia Nazionale Repubblicana
Per il Neofascismo, ricostituitosi sotto varie forme e sigle, Vito Casalinuovo divenne presto un mito: l’uomo coerente, il combattente, il volontario, l’alto ufficiale della milizia, l’uomo vicino al duce nei giorni, se non nelle ore, della fine. La popolarità acquisita basò ad ammantare la sua esistenza e la sua morte di un’aura di dramma ed eroismo.
Per le vicissitudini della politica italiana (un fratello socialista e un nipote eletto alla Camera dei Deputati nel PSI) si impose una sorta di interessata convenzione a tacere, ufficialmente, su di lui.
Il personaggio è un soldato, un volontario che ha combattuto in guerra (15-18, Campagna d’Africa, Guerra d Spagna), un uomo del sud, legato ai miti ed alle leggende della Patria che affondano le radici fin nel tardo Risorgimento e nel riscatto per la Vittoria Mutilata, un fascista della prima ora che ha aderito al Fascismo antecedentemente alla Marcia su Roma.
Mussolini nel periodo che visse come capo della Repubblica Sociale, ove gli spazi ben più limitati di quelli di cui godeva a Roma, gli impedivano maggiore privacy, trovò sollievo nell’aiuto, sincero e spontaneo, offerto da suo ufficiale d’ordinanza. Casalinuovo era per natura uomo sereno, distaccato e poco incline ai pettegolezzi o agli intrattenimenti alle voci di corridoio. Nutriva gran rispetto nella figura del Duce al punto da preservarlo, per quanto fu possibile, dalle situazioni di imbarazzo che potevano facilmente riprodursi in un ambiente “provinciale” quale fu quello di Salò. In quel contesto seppe destreggiarsi senza urtare la suscettibilità dello spionaggio germanico e senza mai tradire l’uomo al quale aveva legato il suo destino sin dal 28 ottobre 1922.
Dopo due anni durante i quali i suoi resti furono inumati al Musocco di Milano, nel 1947 il corpo ritornò nella sua San Vito, al termine di un rocambolesco viaggio in treno merci.
La riscoperta del diario della moglie Clara, ha permesso di imbastire, con dovizia di particolari e di documentazione fotografica, sin agli ultimi giorni di Vito Casalinuovo, la fine di Mussolini, della Petacci, dei gerarchi e dei ministri della Repubblica Sociale e dello stesso “Ultimo Console”.
Vito Casalinuovo, colonnello della M.V.S.N., ufficiale d’Ordinanza del Duce, durante la Repubblica Sociale, fucilato, con altri gerarchi di Mussolini, il 28 aprile ’45 a Dongo.