
Nel maggio 1944 si tenne a Cosenza un’importante manifestazione del Partito d’Azione. Oltre a Nino Woditzka, segretario provinciale del partito e direttore dell’organo ufficiale cosentino, vi partecipò anche Alberto Cianca, esponente romano. Questi inaugurò la manifestazione con un discorso in cui, dopo un cenno alla situazione militare dell’Italia - la Resistenza entrava allora “nella sua stagione più piena” con l’imminente liberazione di Roma e, più tardi, di Firenze - poneva l’accento sulla necessità, per le forze politiche, di “acquistare il senso vigile e severo dei compiti e delle responsabilità che loro spettavano” Dichiarò di parlare a nome di un partito che, sorto nella bufera della guerra, non portava con sé i ricordi gloriosi di lotte antiche, ma aveva comunque il merito di non essere gravato dal peso di errori e di responsabilità del passato. Pertanto, egli riteneva che il Partito d’Azione sarebbe stato senz’altro in grado di compiere la sua funzione, in quanto sarebbe rimasto fedele alle sue posizioni dottrinarie e soprattutto al suo spirito libertario e repubblicano Poi, parlando della mancata partecipazione del Partito d’Azione al terzo governo Badoglio - che, secondo una giusta distinzione, avrebbe dovuto essere ritenuto il quarto, dal momento che il primo “ebbe due distinte formazioni a Roma e a Brindisi ove tutti i titolari dei vari ministeri vennero sostituiti” - precisò che anch’egli, all’epoca, era stato contrario alla collaborazione. Il Partito d’Azione, “almeno nella parte più viva di esso” succedeva “al liberalismo e a “Giustizia e Libertà” e non ai partiti repubblicani demo-cratici e radicali del prefascismo” esso vedeva nel CLN una forza capace di fondere le diverse volontà e le varie resistenze dei partiti tradizionali, al solo scopo di com-piere un estremo sforzo patriottico e antimonarchico con “rigorosità giacobina”