
STOP ALL'AGEISMO - Basta con le violenze agli anziani -
ALBERTO D'ETTORRE - Titani Editori -
Formato 14,8x21 - Copertina con bandelle a colori e retrocover a colori -
Solo la Natura scandisce i tempi dando o togliendo possibilità. A riguardo a rimarcato che la vecchiaia non è solo un dato anagrafico ma anche biologico. L'ETEROCRONIA DELLA SENESCENZA ci informa e rileva che: «non tutti invecchiamo allo stesso modo e che tutti i nostri organi non invecchiano contemporaneamente». Questo libro - primo ed unico nel suo genere - risponde ai tanti perché ancora irrisolti e a quelli creati per violare l'ultima età della vita
DALLA PRESENTAZIONE DI RICCARDO COLAO
Alberto D’Ettorre Geriatra e Fisiatra d’eccellenza, che ha dedicato un’intera esistenza alle problematiche che gli anziani affrontano durante la “terza età” o la nuova - visto il prolungarsi della vita media - “quarta età”, ha realizzato quest’opera libraria che merita un’annotazione introduttiva particolare atta a garan-tire al lettore qualche nozione propedeutica poiché lo studio che compare nelle pagine successive alla breve introduzione è stato eseguito oltre che con genuina passione e amore per la verità facendo ricorso alla metodologia e al linguaggio scientifico.
Per consentire al lettore di entrare nel merito degli argomenti trattati ci teniamo a precisare che il termine Ageismo – di cui si parla - deriva dall'inglese: ageism. La parola indica la discrimi-nazione che può attivarsi nei confronti di una o più persone spe-cificatamente sulla base dell'età anagrafica.
L'etimologia inglese è ageism da cui: age-ism: "età" + suffisso greco "ismo". Il “conio” avvenne nel 1969 grazie a un collega del prof. D’Ettorre, il gerontologo statunitense, Robert Neil Butler, per indicare ciò che gli americani definiscono "The discrimination against seniors" (La discriminazione verso i più anziani). In Italia, l’art. 3 della nostra Costituzione, stabilisce il principio di uguaglianza e vieta qualsiasi forma di "discriminazione che possa verificarsi sulle condizioni personali"; genus nel quale la dottrina costituzionale ha fatto rientrare la specie della "discriminazione basata sull'età", di cui l'ageismo rappresenta una sottospecie. Anche la Carta dei diritti fondamentali che l'Unione Europea, già dalla fine del 2000, ha varato vieta espressamente ogni forma di "discriminazione che si fondi sull'età".
La discriminazione dell'anziano che ricorre alle cure sanitarie è un problema che già si configura precedentemente al 1968, anno di creazione dell'inglesismo di cui abbiamo appena accennato. Essa pone a rischio il diritto alla salute dell'anziano, specie del disabile che si trova doppiamente svantaggiato.
Sono stati criticati e stigmatizzati come ageismo atteggiamenti opposti durante la pandemia del Covid-19, come considerare la morte dei più anziani o degli ultracinquantenni poco grave, in quanto non produttivi o meno produttivi, sia l'introduzione di imposizioni ulteriori ai suddetti come l'obbligo di vaccinazione o in alcuni Stati il divieto specifico di uscire di casa limitato ad essi.
L'ageismo nei mass media è un problema più recente, ed è dovuto alla misura in cui le politiche editoriali dei media tv tendono a promuove oltre misura il giovanilismo attraverso il mito dell'eterna giovinezza ed il desiderio di sentirsi giovani, a discapito della figura dell'anziano. Alcune forme di pubblicità esaltando il consumo di prodotti legati all'immagine della giovanilità del corpo esteriore e della potenza fisica, cuciono una veste caricaturale a quelli che sono i segni della vecchiaia e tendono a ridurre in forme caricaturali il medesimo valore della naturale anzianità.
L'ageismo, inoltre, si manifesta anche fuori dai canali istituzionali-sanitari e mediatici, riverberandosi nei rapporti e nelle relazioni sociali, dove esiste una chiara o più velata discriminazione nei riguardi del cittadino anziano o del più anziano, che può essere motivato, sostenuto ed incentivato da ragioni econo-miche, sociali e persino commerciali.
La discriminazione per ragioni di età è il risultato di azioni intraprese per negare, o limitare, le opportunità alle persone su base degli anni vissuti, un costrutto sociale. Di solito si tratta di azioni intraprese quale risultato delle convinzioni e degli atteggiamenti ageisti di una persona.
La discriminazione di età si verifica sia a livello personale che istituzionale, anche nel giornalismo e nell'intrattenimento mainstream occidentali moderni in forma di propaganda e disinformazione, ad esempio in ambito woke o neo-capitalista.
A livello personale, un soggetto più anziano può sentirsi dire che è troppo vecchio per partecipare a determinate attività fisiche, come una partita informale di basket, di calcetto, etc. tra amici e familiari; oppure può anche sentirsi dire (cosa più comune nella società occidentale moderna) di essere troppo vecchio per uscire sia in amicizia che non, con persone più giovani o anche solo per essere attratto sessualmente da persone che si ritrovano nelle fasce di età giovanili (in realtà più che naturale) e di relazionarsi con partner molto/considerevolmente più giovane. Ciò può avvenire anche verso persone che non hanno raggiunto neppure la cosiddetta "mezza età", e spesso si susseguono a tutto ciò anche epiteti offensivi, inappropriati e insulti e termini ageisti (ad esempio citiamo "boomer" in senso spregiativo, "vecchio", (negli anni ’60 era in voga “matusa”) oppure "pedofilo" contro coloro che mantengono relazioni sentimentali con persone di età largamente inferiore alla propria e i ben noti atti di "bullismo e cyberbullismo"!
Nel 2019 si è diffusa tra adolescenti e giovani sui social media la frase “OK boomer” utilizzata per zittire o prendere in giro opinioni, percepite da chi ascolta, come "lamentele conservatrici e paternalistiche" sovente declamate da quanti fanno parte della fascia di età che comprende i 50-60-70enni (e basti ricordare che nel 2019 i cinquantenni erano già oltre la generazione dei "baby boomer" alla nascita), e ritenuta - con una generalizzazione spesso criticata - responsabile dei principali problemi contemporanei, dalla crisi finanziaria a quella pensionistica e climatica e persino energetica.
Esistono delle forme di discriminazione nei luoghi di lavoro legate all'età che possono essere dirette sia ai più giovani sia ai senior. Per quel che concerne questi ultimi, il fenomeno è deducibile da: selezione del personale, dove spesso esistono dei limiti d'età per accedere a determinate posizioni; formazione in quanto i datori di lavori tendono ad investire sui giovani piuttosto che sui senior; valutazione delle prestazioni, dove i più giovani riescono ad ottenere un buon punteggio mentre coloro che hanno superato una certa età non riescono a realizzare una valutazione positiva e vengono dunque esclusi da incentivi e promozioni.
Sono stati introdotti negli anni degli interventi di “age inclusion” che hanno l’obiettivo del contenimento delle politiche e delle azioni discriminatorie nei confronti dei senior. Grazie a queste pratiche, infatti, le differenze legate all'età non vengono percepite come un ostacolo ma come un plus valore che permette di rafforzare l'integrazione e la collaborazione tra persone appa-renti a fasce d'età diverse all'interno della stessa organizzazione. Se il contatto tra lavoratori più giovani e senior non è mediato e facilitato, esso può sfociare in conflitti intergruppo tra ciò che viene visto come ingroup e ciò che viene considerato outgroup e ciò non è positivo per l'azienda.
I lavoratori senior, tuttavia, hanno nella maggior esperienza e nel sapere pratico i punti di forza rispetto ai professionisti più giovani. Tale aspetto può avere risvolti negativi in quanto l'ec-cesso di conoscenza e di familiarità può ostacolare la crescita, l'espansione, l'innovazione e l'apertura dell'organizzazione a modalità e forme insolite di fare e di agire. Di conseguenza si parla di un fenomeno conosciuto come “early exit” ossia la prematura uscita di scena dei senior dal mercato lavorativo.
Per evitare la deprofessionalizzazione dei lavoratori più maturi e permettere la loro inclusività, all'interno del mercato lavorativo sono state stabilite delle linee di azione: tenere sotto controllo la demografia aziendale; amministrare in modo flessibile gli orari della giornata lavorativa e gli spazi entro i quali si svolgono le funzioni del lavoro; promuovere la mobilità internazionale e l'outplacement; dedicare tempo e spazio al networking intergenerazionale; organizzare percorsi di sviluppo e di aggiornamen-to professionale.
«Stop all’Ageismo», opera del dott. prof. Alberto D’Ettorre, che oltre ad essere onorati di introdurre nel panorama dell’edito-ria nazionale, siamo lieti di presentare, rappresenta il primo ed unico esperimento italiano nel suo genere. Il volume custodisce, tra le righe dei capitoli, le risposte ai tanti perché ancora irrisolti e alle tante motivazioni create per violare ad arte quella che resta, per i cittadini, l'ultima età della vita.
E allora come ricorda l’Autore, al quale indirizziamo i nostri auguri più affettuosi e sinceri per il successo della sua pubblicazione, ci piace riportare una frase (e ce ne sarebbero tante altre!) che ci ha particolarmente colpito durante la lettura in anteprima: “Solo la Natura scandisce i tempi dando o togliendo possibilità. A riguardo va rimarcato che la vecchiaia non è solo un dato anagra-fico ma anche biologico. L'eterocronia della senescenza ci informa e rileva che: «non tutti invecchiamo allo stesso modo e che non tutti i nostri organi invecchiano contemporaneamente»”.
Riccardo Colao *
*Giornalista, Scrittore, Editore, Direttore Responsabile del Quotidiano l’Italiano. - Membro Fondatore dell’Associazione “Riforma Giustizia” presieduta dal Giusfilosofo e Procuratore Generale della Repubblica Emerito dott. Otello Lupacchini
DALLA PREFAZIONE DI MICHELE DE MAIO *
(già Coordinatore dei Centri Sociali per Anziani –Roma)
Ageismo: pesante discriminazione mai denunciata
Finalmente un libro che vede gli Anziani considerati persone ed, in quanto tali con i loro desideri, aspirazioni, passioni e non come numeri che vengono citati per i problemi che creano – per la loro crescente quantità-alla società, alla sanità, alla previden-za. Sono considerati “un problema” in quanto mai la Politica in tutte le sue sfaccettature sociali ed economiche non ha né voluto ma neanche saputo gestire quest'evento unico nella storia del-l'umanità: “l'allungamento della vita media”. Questo libro evidenzia e denuncia quest'incompetenza e negligenza e pretende che alle persone non più giovani venga riconosciuto il diritto alla vita e ad una qualità di vita accettabile. Basta Ageismo: è stato sempre lo scopo del Dr. Alberto D'Ettorre.
Ogni età ha aspettative, problemi, caratteristiche, timori e certezze differenti: i bambini hanno necessità “indispensabili” per la loro crescita per il passaggio dalla dipendenza fisica al-l'autonomia, ma hanno anche l'innocenza ed il sano entusiasmo. I giovani hanno certamente la bellezza, la prestanza e la forza fisica, ma anche l'impegno di realizzarsi nel mondo del lavoro oltre a realizzarsi come persone, cercando relazioni per creare un loro “nucleo familiare” o “nuclei di fatto” per un definitivo distacco “dalla dipendenza” dalla famiglia di origine conser-vandone però il legame affettivo. E poi arriva la senescenza: gli Anziani non hanno più la forza e la vitalità di un tempo e non cercano spazi che hanno lasciato ai giovani in quanto è giusto e naturale che sia così. In questa fase della vita si cerca soprattutto la serenità, la salute intesa come benessere psicofisico. In que-st'ultimo concetto va inserita la conservazione dell'autonomia, dell'autosufficienza che indubbiamente è l'elemento base per poter vivere una vita degna di tale nome senza dover dipendere fisicamente dagli altri che non sempre sono dei familiari (non sempre ci sono), ma anche dagli altri “i mercenari degli affetti”.
Ecco la temuta ma esistente dicotomia: l'autosufficienza e la non autosufficienza che si rincorrono, che si contrappongono, che si elidono a vicenda ma che esistono entrambe soprattutto in questa fase della vita.
La più grande fortuna ed il più ambito privilegio per una persona anziana è vivere quest'ultimi anni vitali senza dover dipendere soprattutto fisicamente dagli altri. In qualità di ex “Coordinatore romano” dei Centri Sociali per Anziani di Roma ho vissuto accanto a persone facenti parte dell'Invecchiamento attivo sena dimenticare che parliamo di ben 148 Centri sparsi su tutto il territorio romano. Il suddetto incarico non è piovuto dall'alto né si è trattata di una nomina (metodo usuale - peraltro inaccettabile - in ogni ambito politico ed Istituzionale); ho rive-stito tale incarico per due anni dopo aver terminata la mia carriera militare come Ufficiale dell'Esercito. Naturalmente la mia esperienza lavorativa, unita anche al conseguimento di una laurea in Scienze Politiche ed una in Scienze strategiche, mi hanno aiutato sia ad essere eletto Coordinatore dei suddetti Centri Sociali per Anziani sia a seguirli da vicino nel biennio accennato.
Attualmente tali Centri sono allo sbando più totale per negli-genza politica e disinteresse generale: un vero peccato in quanto la loro presenza sul territorio, la loro organizzazione, la fre-quentazione massiva degli Anziani era di enorme utilità e poteva essere un esempio da esportare in tutte le grandi città anche al di fuori dei nostri confini nonché essere considerata una solida base organizzativa preesistente per gestire e sviluppare puntualmente l’Invecchiamento attivo. Ho sottolineato le grandi città in quanto sono più dispersive e meno includenti al contrario di quanto avviene nei piccoli centri. Ho dovuto abbandonare il citato incarico per un incidente di percorso riconducibile a motivi di salute che mi hanno fatto scivolare in un periodo di parziale perdita della mia autosufficienza, riacquistata completamente solo in questi ultimi mesi.
Ho avuto la fortuna ed il privilegio, in tale frangente, di stringere una forte amicizia con il dottor Alberto D'Ettorre: ne è nata una profonda collaborazione d'intenti mescolando la sua professionalità di eccellente geriatra con la mia dedizione al mondo degli Anziani autosufficienti, rimarcando che il dottor D'Ettorre, per ovvi motivi, ha dedicato e dedica la sua vita professionale alle persone non autosufficienti parziali o totali.
Insieme abbiamo progettato un'idea di “Città a misura di Anziano” un preciso e concreto decalogo la cui base è la richiesta del rispetto delle persone anziane e della loro completa integrazione nel contesto societario ed urbano. Persone che non godono più dell'efficienza fisica di un tempo. Purtroppo sinora è un programma d'intenti rimasto inapplicato: per negligenza, per incompetenza, per mancanza di volontà o solo perché “Chi se ne frega degli Anziani?”
Insieme abbiamo lanciato la proposta della nomina di un Garante dei diritti degli Anziani sia a Roma sia a livello Regionale, considerando che dal 2009 se ne è parlato a livello Parlamentare senza mai arrivare al traguardo. Pertanto senza regole nazionali si sta procedendo, a macchia di leopardo, a “nomine” e non “all’istituzione” di Garanti che vengono scelti non per meriti e competenze ma quasi sempre perché facenti parte di “catene politiche”.
Per questo motivo, considerando tanto distacco, tanta poca attenzione, tanta umiliazione inflitta a questa fascia d'età con il dottor D'Ettorre abbiamo pensato di realizzare un libro dedicato a loro agli “Invisibili” agli “Emarginati” a coloro che vengono solo nominati ma per i quali non vengono mai adottati prov-vedimenti per migliorare la lor qualità di vita. Senza dimenticare che ormai gli Anziani sono tanti. Poiché l'orientamento è quello di interrompere quest'inaspettato allungamento della vita media, attualmente possiamo dire che diventando ANZIANI veniamo di diritto considerati come “Patrimonio dell'Unesco”.
Con le pagine del volume che ora vi trovate nelle mani e vi accingete a leggere si intende risvegliare le coscienze e con-tribuire a realizzare quanto possibile per interrompere tale triste “fenomeno” che non può essere più tollerato.
Michele De Maio *
*Michele De Maio è nato a Caserta il 28 Febbraio 1946; Generale in pensione proveniente dall'Accademia Militare di Modena. Ha conseguito le Lauree in Scienze Politiche ed in Scien-ze Strategiche. Già “Coordinatore romano” dei 148 Centri Sociali per Anziani di Roma Capitale.