
LA VALIGIA DELL'ATTORE - Dalla Calabria a Cinecittà -
PAOLO TURRA' - Titani Editori
Formato cm. 14,8 x cm. 21 - Copertina a colori con alette - Pagine interne 170 - Allegato Fotografico
Presentazione di Riccardo Colao - Prefazione di Vittoria Amati - Critica di Eugenio Attanasio
Paolo Turrà: un catanzarese tra i catanzaresi. Un catanzarese, che come tanti altri, nato in provincia si trasferisce con la famiglia nella città capoluogo di Calabria che anche se non è la Capitale d’Italia è pur sempre un centro urbano che può offrire molte più possibilità del luogo natio. Ma Catanzaro a Paolo Turrà sta stretta. Può frequentare i cinema, i teatri, può innamorarsi della gente che ammira e che osserva dalle poltroncine in legno delle platee, può persino parlarci e diventarne amico. Tutto questo sino all’ètà in cui può diventare autonomo. A quel punto il figlio di Calabria decide che è venuto il momento di volare con le sue ali nel sogno che più ama: sentirsi artista e lavorare in quanto tale. Ecco che la “valigia dell’attore” colma di pochi effetti personali ma ricca delle aspirazioni più nobili lo segue sottomessa al suo grande desiderio che è quello di conquistarsi un posto al sole niente poco dimeno che a Cinecittà. E siccome la fortuna aiuta gli audaci e bisogna amare il proprio sogno, anche se ci tormenta, il giovane Paolo sbarca a Stazione Termini con pochi spiccioli e un indirizzo. A quel recapito ricorre solo quando dopo tre giorni di digiuno comprende che non può andare avanti senza colazioni, senza pranzi e senza cene… L’aiuto “divino”, la provvidenza gli viene incontro nella figura del cugino prete che lo raccomanda addirittura alla sorella del dott. Tito Marconi, presidente di Cinecittà. Turrà trova il calore di una famiglia e l’affetto di un tutore che lo aiuta inserendolo nei quadri del più importante Centro di produzione cinematografica italiana. Poi dopo un periodo di stabilità Paolo è costretto a cambiare lavoro e la “dea bendata”, che ha posato il suo occhio benevolo su questo catanzarese, fotogenico, educato, umile e senza grilli per la testa, lo conduce addirittura nella casa di uno dei più grandi e potenti padroni del mondo della celluloide nel settore delle sale cinematografiche: il comm. Giovanni Amati.
Tra incontri importanti con i più grandi attori e registi del momento, la vita di Paolo Turrà, che interpreta ruoli a lui congeniali, si sviluppa e corre sino al momento in cui ritorna nella sua Catanzaro scegliendo il certo per l’incerto, però senza mai abbandonare la sua autentica passione: recitare per il cinema e per il teatro, neppure trasformandosi in pittore e disegnatore. Sfogliando e leggendo le pagine della sua autobiografia, scritta senza fronzoli e orpelli, anzi “parlando come si mangia”, ci si accorge che l'autore intinge la penna nell’inchiostro dei sentimenti. Roba che si sviluppa nell’animo nobile, di chi agisce per far agli altri tutto il bene
che si vorrebbe fosse fatto a se stessi: emerge la sensazione che Turrà sia uno di quei veri uomini che non rinnegano mai le persone che aiutano il prossimo. Non c’è una figura umana (e anche animale) nel libro che lui non ricordi e che nel contempo non ringrazi…
Poco o tanto che sia il catanzarese di Vallefiorita esprime riconoscenza, affetto, amicizia, amore, gratitudine
Eppure Paolo Turrà - per la mano d'aiuto ricevuta - non si è trasformato in Alberto Sordi, in Vittorio Gassman, in Ugo Tognazzi o Nino Manfredi… É rimasto quello di sempre: un attore che non si è montato la testa, che non si è cullato sugli allori perché frequentava grandi nomi. Da ognuno di loro - anzi -ha imparato che l’umiltà è la migliore delle qualità per elevare lo spirito e che l’educazione e il rispetto possono essere passaporti per viaggiare oltre i propri limiti.
Il futuro di ognuno di noi lo conosce solo il destino (che per quanto puoi alzarti presto, dal letto, al mattino, è un’entità che si desta e opera sempre un quarto d’ora prima di tutti) e non è possibile prevedere se saremo noi a ricordarci di Paolo Turrà o viceversa lui di un giornalista catanzarese che vive a Roma e che, come il ragazzo di Vallefiorita e tanti altri, ha lasciato il luogo natio per cercare altrove gli spazi e le dimensioni ambite… Però qualcosa di concreto è possibile scriverlo già nella presentazione augurale: comunque vada, sia noi che l’amico Paolo, abbiamo realizzato un’opera che ci ricorderà entrambi... nel tempo a venire... agli amici lettori e ai Catanzaresi…
Vogliamo sperare che essi conserveranno le pagine de “La Valigia dell’Attore” quali adoratori del cinema, dello spettacolo, del teatro… per la semplice ragione che anche loro, come è stato, e continua ad essere sia per me che per Paolo Turrà, credono nei sogni, fatti di pane, di amore e fantasia… ieri, oggi e domani!
Riccardo Colao
Direttore del Quotidiano “l’Italiano”