
I TERREMOTI DELLE DUE CALABRIE di Lvcio D'Orsi
RAFFAELE LAINO
Il recupero di un grande capolavoro del 600, realizzato dall'autore va ad inserirsi nel contesto della riflessione sul senso della storia. Il volume sembra attagliarsi con impressionante precisione al percorso di vita e di pensiero di Raffaele Làino, un uomo che della memoria storica fece un imprescindibile punto di riferimento della propria esistenza: una memoria storica dapprima letta con avida passione, poi assorbita, rimeditata e infine trasferita con lucida consapevolezza dall’otium al negotium, dalla quiete solitaria degli studi all’impegno della vita pubblica al servizio dello stato.
La vicenda prende spunto dal testo scritto da Lvcio D'Orsi, nel borgo medioevale di Calabria denso di storia, quale appunto è Belcastro - feudo di Tommaso d'Aquino e probabile suo luogo natale.Proprio Belcastro e Lucio d’Orsi rappresentano la più compiuta sintesi degli ideali politici, umanitari e culturali di Raffaele Làino il quale, mosso ancora una volta dalla passione per la storia e per la politica, si dedicò con fervore alla riscoperta di questo illustre concittadino, oramai pressoché scivolato nel-l’oblio, un intellettuale engagé della corte spagnola di Napoli, che era stato testimone e cronista di un evento cruciale della storia della Calabria, il devastante terremoto del 1638.
L’incontro tra Raffaele Làino e Lucio d’Orsi avvenne sulla spinta di un evento contingente di alta drammaticità: il terremoto dell’Irpinia del 1980. Il fatto, a cui Làino, come tanti italiani, assistette attraverso il filtro del racconto televisivo, fece imme-diatamente vibrare una corda della memoria storica, ricordi di un violentissimo cataclisma di molti secoli prima, tracce della cronaca di un biblico flagello: [...] si videro città destrutte, terre sommerse, diroccati castelli, abbattuti palagi, atterrati templi, abbassate torri, profondati monti, sollevate valli, conturbate l’acque, e sotto masse di pietre e di polve atterrati pria che atterriti, sepolti pria che morti […] giovani, vecchi, sacre vergini, innocenti fanciulli, venerabili padri, divoti religiosi, chierici, preti, robusti, deboli, grandi, piccioli, poveri, ricchi, nobili, ignobili, giusti, perversi e di tutti fatta una confusa massa […].
Indotto dalla suggestione del ricordo di un libro da molti ritenuto perduto, Raffaele Làino, sia pure assorbito come sempre da impegni pubblici di rilievo, avviò con certosina pazienza un’appassionata ricerca che, nel giro di un anno, lo portò a far luce sulla figura di questo misconosciuto letterato belcastrese e a riscoprirne, nel fondo Brancaccio della Biblioteca Nazionale di Napoli, proprio il testo incentrato sul terremoto calabrese del 1638, I terremoti delle due Calavrie fedelissimamente descritti dal sig. Lucio d’Orsi di Belcastro come testimonio di veduta, una stampa del 1640.