ARVALIA - GIADA CHICCA - Titani Editori - Formato 15 x 21 - Cover a colori con alette - Pagine interne 360 circa - Genere: Fantasy
Contenuto:
Erano gli anni Settanta.
Non createvi illusioni però, questa storia non parla dello scandalo Watergate; della morte di Elvis Presley o di quella di Jim Morrison; della fine del governo di Salvador Allende e dell’instaurazione della dittatura militare di Pinochet; del ritiro delle truppe americane dal Vietnam; della nascita delle “radio libere”; del rapimento di Aldo Moro; della musica dance o della formazione di gruppi immortali, come i Queen e gli AC/DC; dell’uscita del primo film di Guerre Stellari; dei pantaloni a zampa d’elefante, delle minigonne e delle stampe psichedeli-che; della Guerra del Kippur; degli “anni di piombo”, delle dimissioni di Nixon e di tanti, tanti altri avvenimenti che si sono impressi nella memoria collettiva e che vengono facilmente richiamati alla luce ogni volta che qualcuno parla degli Anni Settanta. Questi anni, così ricchi di contraddizioni, progressi tecnologici, idee, lacrime e sangue, hanno anche un volto na-scosto che nessuno, o meglio, quasi nessuno conosce.
Concetti come lo strato di Ozono, l’emissione di gas serra, l’estinzione di specie animali fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema, lo scioglimento dei ghiacciai, l’esaurimento di beni alimentari e l’incosciente sfruttamento della nostra Terra, erano ancora del tutto sconosciuti e assenti nelle politiche di governo; eppure, un ristretto gruppo di pionieri, analizzando i processi di sviluppo della civiltà umana e comparandoli con il sempre crescente quantitativo di risorse necessarie, iniziò a rendersi lentamente conto che il nostro pianeta non avrebbe più potuto provvedere alle esigenze di ogni essere vivente, che calpestasse il suo suolo o attraversasse il suo cielo o nuotasse nei suoi mari. Soltanto molti anni più tardi, dai vertici dei poteri forti, sarebbero arrivate delle direttive sul controllo delle nascite, sul monitoraggio del consumo energetico e dell’immis-sione di CO² nell’atmosfera; troppo tardi. La Terra si era già gravemente ammalata e con lei anche i suoi abitanti.
Questi ultimi, inoltre, avevano l’insana abitudine di volersi eliminare a vicenda, oltre a far fuori ogni sensata possibilità di sopravvivenza per la loro specie. Il team di studiosi cercò in tutti i modi di avvertire il mondo per tempo, ma il mondo a quell’epoca aveva di meglio a cui pensare; d’altronde, erano gli Anni Settanta.
Alla fine, approfondendo gli studi, questi pochi scienziati giunsero alla conclusione che l’unico modo per salvare gli esseri umani dall’estinzione, prevista secondo i loro prospetti per il 2047, sarebbe stato quello di trovare un altro pianeta, con caratteristiche simili alla Terra, in grado di ospitarli.
Trascorse un decennio, durante il quale questi diligenti scienziati non si rassegnarono e proseguirono le ricerche, nonostante le innumerevoli porte che si videro sbattere in faccia, finché non trovarono qualcuno, dotato di mezzi eco-nomici sufficienti, disposto a dar loro ascolto. Del tutto ignari che, questo facoltoso magnate, avesse aderito al progetto solo per accrescere i propri profitti personali, accettarono di colla-borare con lui, per progettare delle sonde spaziali, deputate all’individuazione di un luogo, non troppo lontano, dove per-mettere ai terrestri di continuare la loro vita, questa volta in maniera più cosciente e oculata.
Le esplorazioni durarono anni e finirono per coinvolgere, se-gretamente, anche alcuni vertici dell’ESA. Per molto tempo non produssero alcun riscontro positivo. Finché una notte, quando la speranza andava sempre più affievolendosi, mentre un tecnico di laboratorio era di guardia all’osservatorio dell’ESAC (Euro-pean Space Astronomy Center) la sonda trasmise dei segnali inequivocabili, confermando così l’esistenza di vita oltre la Terra. Il pianeta sul quale era atterrata, quello che solo più tardi sarebbe stato conosciuto come Arvalia, era abitato da più di una razza aliena e si trovava nella costellazione di Pegaso. Il tecnico segnò tutte le coordinate e i dati raccolti dalla sonda, poi la disabilitò e requisì il microchip che ne permetteva il funzio-namento. Pochi giorni dopo si trasferì a Roma, dove si costruì un’altra identità e, con l’aiuto del facoltoso magnate, diede vita alla N.S.I., acronimo di New Secret Intelligence, deciso a rag-gruppare sotto la sua direzione i migliori studiosi, scienziati ed esperti geologi, che sarebbero confluiti nella prima spedizione spaziale volta a mettere gli esseri umani in contatto con forme di vita aliena.
Non erano più gli Anni Settanta.
Si era ormai nel Millenovecentonovantaquattro, quando una piccola astronave soprannominata Eva, toccò per la prima volta il suolodiArvaliaegliincredulidottoriedottoresse,cheavevanopresoparteallamissioneesplorativa, sgranarono gli occhi davanti uno spettacolo che mai avrebbero immaginato di vedere. Gli alieni che abitavano Arvalia si dimostrarono tutt’al-tro che ostili nei loro confronti. L’unico problema, all’inizio, fu trovare un modo per comunicare, che fosse comprensibile ad entrambe le parti; quando anche questo ostacolo venne super-ato, le contrattazioni affinché il popolo arvale acconsentisse a condividere il proprio pianeta con gli esseri umani, poterono finalmente iniziare.
Tutto procedette per il meglio e durante la seconda spedi-zione venne siglato un trattato di pace. La promessa di un nuovo, splendente futuro, che potesse riguardare tutta la razza umana, divenne realtà, ma l’idillio durò poco. Prima che il resto del mondo potesse essere reso partecipe di questa fenomenale scoperta, il magnate organizzò un’altra spedizione su Arvalia con la particolarità che questa, a differenza delle precedenti, non ebbe nulla di pacifico. L’astronave portò con sé schiere di soldati, armati fino ai denti, ai quali era stato dato l'ordine di uccidere a vista ogni abitante alieno, giustificando tale decisio-ne con la possibilità che la presenza di specie extraterrestri po-tesse costituire una futura minaccia per l’esistenza degli esseri umani. La verità era ben altra.
I membri del team che avevano costituito le prime spedi-zioni, vennero pagati profumatamente e minacciati, affinché non rivelassero ad anima viva una sola parola di tutta quella faccenda; e anche se l’avessero fatto, erano più alte le proba-bilità che fossero considerati pazzi, piuttosto quelle che venis-sero realmente ascoltati. In questo modo, il magnate si assicurò la totale e incondizionata giurisdizione di Arvalia, rendendo il pianeta, terreno fertile per i propri guadagni. Ciò che lo aveva spinto a perpetrare un simile sterminio, era stata l’intuizione che da lì a qualche anno, gli uomini più ricchi del mondo avrebbero pagato cifre quasi incalcolabili pur di ottenere, per loro stessi e per tutti i loro eredi, una valida alternativa ad una sicura morte sulla Terra. L’idea era andata scavando, dentro la sua anima avida e assetata di potere, finché la sua mente meschina non aveva partorito un intricato sistema di lottizzazione del terreno di Arvalia e, successivamente, di vendita degli spazi su di esso edificabili.
Ancora una volta l’umanità si era cucita addosso un volto di disumano orrore, perdendo così la sua unica, vera, possibilità di salvezza.